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L'impatto del Covid sulle auto e sulla mobilità del futuro



Il Coronavirus e il conseguente lockdown hanno avuto un impatto importante sul settore dell’auto, con la diminuzione sensibile delle vendite, ma anche in termini di mobilità sostenibile ed integrata, quali trasporti pubblici (in calo) o affitti di autovetture (in crescita). Il futuro, sostenuto anche dagli incentivi pubblici, passerà attraverso le macchine elettriche e, per spostamenti a corto raggio, i mezzi a zero impatto, quali monopattini o biciclette. Alberto Viano, amministratore delegato di LeasePlan Italia, multinazionale leader nel noleggio di mezzi, ne è convito ma con una precisazione importante: «Il settore dell’automotive oggi garantisce 11% del Pil ed ha un impatto fortissimo sull’indotto. Ogni transizione dal motore a combustione ad elettrico va quindi guidata e, all’Italia, serve un piano a medio/lungo periodo di almeno 10 o 20 anni, durante i quali il Paese deve dotarsi delle infrastrutture viarie necessarie a sostenere una mobilità più sostenibile».

Il Festival dell’Economa di Trento, edizione 2020, ospita nel format “Appunti per la ripartenza” un tema strategico: la crisi dell’automotive indotta dal Coronavirus. Innocenzo Cipolletta,  coordinatore del Comitato editoriale del Festival,  ne ha discusso con Alberto Viano, amministratore delegato di LeasePlan Italia, multinazionale leader nell’affitto di vetture a lungo periodo. 

«Il lockdown – ha esordito Viano – ha fatto capire a tutti l’importanza della catena logistica che gravita sulla gomma: i veicoli commerciali hanno continuato a girare, garantendo i servizi essenziali. Allo stesso tempo stiamo assistendo al ritorno dell’uso dell’auto propria per ragioni di sicurezza e quindi del trasporto individuale. Di certo – ha continuato – non potremo riempire le città di mezzi e di ingombri. Alla domanda individuale dovremo rispondere con mezzi che avranno un’impronta a terra limitata, quali le city car, con ingombri e impatto ambientale molto contenuti. A soffrire, sembra paradossale, saranno i mezzi pubblici, ritenuti poco sicuri». La previsione porta quindi verso città con una viabilità pensata per l’automobile privata fino ai confini urbani e le piste ciclabili per il trasporto interno leggero e per raggiungere l’ufficio.

E qui ritorna la richiesta iniziale di Viano, il quale chiede interventi strutturali:  nuove e più moderne strade, telematizzate e dotate di centraline di ricarica, prima ancora che una conversione non guidata verso il motore elettrico. 

L’auto sta per passare la soglia da evoluzione a sostituzione. «Certo – ha spiegato l’amministratore delegato –, l’auto elettrica arriverà al 60 per cento ma bisogna considerare che la transizione riguarda 40 milioni di veicoli immatricolati di cui solo 7 viaggiano di frequente e 33 milioni percorrono meno di 10 mila chilometri all’anno e con un tasso di sostituzione basso. Serve un piano soprattuto per le infrastrutture e solo dopo per le vetture perché queste ultime non cambiano la viabilità»

L’industria italiana reagirà al cambio tecnologico. Almeno secondo Viano: «In Italia siamo leader in settori importanti dell’automotive e questi evolveranno in maniera significativa. Penso alle eccellenze del design, della componentistica interna e degli arredi, fino agli acciai speciali per i nuovi motori elettrici»

Su sollecitazione di Cipolletta, l’amministratore delegato di LeasePlan Italia rivolge, infine, un suggerimento al governo per il rilancio del settore automotive: «Introduciamo il superammortamento delle automobili, riducendo l’Ires. L’investimento in auto ha un grande impatto sull’indotto indotto e ciò potrebbe consentire allo Stato di rientrare già dopo un anno, grazie ad entrate tributarie superiori. Al contempo avremmo favorito il ricambio di mezzi inquinanti con altri a basso impatto ed avremmo le risorse finanziare per avviare l’infrastrutturazione viaria necessaria all’auto elettrica».



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