Qual è la probabilità di sviluppare sintomi e di progredire verso condizioni critiche dopo aver contratto l'infezione da coronavirus? Nuovo studio epidemiologico della Fondazione Bruno Kessler di Trento pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Network Open
Un nuovo studio epidemiologico della Fondazione Bruno Kessler di Trento, pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Network Open, ha definito i tassi di sviluppo dei sintomi respiratori e febbre ≥37.5 °C legati all’infezione da SARS-CoV-2 in relazione all’età e al sesso.
Lo studio – il cui primo autore è Piero Poletti del centro di ricerca Health Emergencies di FBK guidato da Stefano Merler – fornisce inoltre stime sulla probabilità di sviluppare dopo l’infezione sintomi critici tali da richiedere il ricovero in terapia intensiva o da portare alla morte del paziente
Il contributo innovativo di questo studio risiede nel fatto che le stime sono state ottenute da un campione rappresentativo delle infezioni, includendo solo soggetti provenienti da cluster di contatti in cui tutti gli individui erano stati testati, via tampone molecolare o via screening serologico.
I ricercatori hanno analizzato una coorte di 5484 individui indentificati e quarantenati durante le operazioni di tracciamento dei contatti avvenute tra Febbraio e Aprile 2020 in Lombardia.
Tutti i contatti sono stati monitorati giornalmente per sviluppo dei sintomi (min. 14 giorni dopo l’esposizione al virus) e per eventuali outcome clinici severi (min. 1 mese).
Stime robuste riguardanti il rischio di sviluppare sintomi o malattia critica negli individui infetti da SARS-CoV-2 rappresentano un elemento fondamentale per interpretare correttamente le dinamiche epidemiche osservate e per identificare i luoghi e le fasce di età in cui la trasmissione può più facilmente rimanere inosservata.
La proporzione di infezioni che ha sviluppato sintomi spazia dal 18% tra i partecipanti sotto i 20 anni al 65% di quelli di età maggiore o uguale a 80 anni. Solo il 26% dei soggetti infetti sotto i 60 anni ha sviluppato sintomi o febbre ≥37.5 °C. Il 6.6% degli infetti sopra i 60 anni ha sviluppato malattia critica. Il rischio di malattia critica è risultato 53% inferiore nelle donne rispetto agli uomini.
La frazione estremamente bassa di bambini e giovani adulti che sviluppano sintomi sottolinea le difficolta nell’identificare tempestivamente le infezioni e controllare i potenziali focolai con un sistema di sorveglianza basato sulla notifica dei sintomi.
Il lavoro è frutto di una ricerca svolta in collaborazione con il Direttorato Generale di Sanità della Regione Lombardia, il dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute di Milano, l’Università Bocconi e l’Indiana University School of Public Health di Bloomington.