top of page

Cura Italia: «Una bugia di troppo» per i commercialisti


Pasquale Mazza

Il presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Trento e Rovereto, Pasquale Mazza stigmatizza le modalità con cui il decreto “Cura Italia” e l’INPS vanno incontro a piccoli imprenditori e lavoratori autonomi.


TRENTO – “Server is too busy”. Quattro parole, non certo quelle che servono a tutti i soggetti impegnati ad inviare ed inoltrare richieste all’INPS per avvalersi degli strumenti messi a disposizione per fronteggiare le difficoltà conseguenti alla situazione di emergenza sanitaria da Coronavirus. Ieri, 30 marzo, il sito dell’INPS, impegnato a ricevere le richieste di Cassa integrazione previste dalle disposizioni introdotte dal DL “Cura Italia”, è rimasto in tilt per diverse ore, nell’arco della giornata.


Il Presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Trento e Rovereto, Pasquale Mazza, si domanda se quanto accaduto ieri possa essere solo un antipasto di quello che potrebbe accadere tra poche ore, a partire dalla mezzanotte odierna, quando a quelle richieste si aggiungeranno le richieste di accesso alle indennità di cui agli articoli 27, 28, 29, 30 e 38 del DL “Cura Italia”, da parte dei rispettivi destinatari.


«Chi scrive le regole di attuazione di queste norme vive in un’altra dimensione». Sono pesanti le parole del presidente dell’Ordine, fortemente critico in merito alle modalità previste dall’ente previdenziale per richiedere i bonus introdotti a favore di imprese e lavoratori autonomi.

Innanzi tutto viene stigmatizzata l’impossibilità, per i professionisti che assistono le imprese, di presentare le richieste per conto dei clienti, tramite delega. Per l’accesso ai bonus, infatti, imprese e lavoratori autonomi dovranno accedere personalmente ai servizi online, tramite il PIN personale, salva la possibilità di richiedere assistenza ai Patronati (enti di assistenza sociale senza fini di lucro, costituiti e gestiti dalle confederazioni o dalle associazioni nazionali dei lavoratori, “i soliti noti”).


Per non parlare dei chiarimenti dell’ultimo minuto (circolare INPS n. 49 del 30 marzo 2020) sui soggetti beneficiari (familiari coadiuvanti e coadiutori artigiani, commercianti e lavoratori agricoli), oppure del cambio di opinione sulla spettanza del bonus anche agli agenti di commercio, in merito ai quali la risposta negativa, nelle FAQ pubblicate sul sito del MEF, è miracolosamente diventata positiva, il giorno successivo.


Ma non è finita qui. Il rischio del “click day”, ipotesi paventata dal mitico Presidente dell’INPS, Tridico Pasquale (“un nome, una garanzia, potrei essere portato a pensare”, dice il Presidente Mazza), e subito scongiurata dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, pare riemergere paurosamente dalle comunicazioni che artigiani e commercianti hanno ricevuto in questi giorni dalle rispettive organizzazioni di appartenenza, che richiamano l’attenzione dei rispettivi associati sui concetti di “plafond limitato” e di «accoglimento delle domande in ordine cronologico di arrivo», nonché dalle indicazioni date dagli operatori del numero verde dell’INPS, i quali confermano che – essendo prefissate, e limitate, le risorse messe a disposizione nel decreto “Cura Italia” – «chi prima arriva, prima alloggia».

«Qualcuno ci spieghi – chiede il Presidente Mazzail significato delle parole di qualche giorno fa del Ministro Catalfo», quando spiegava che non ci sarebbe stato nessun “click day”, in quanto «le risorse stanziate dal Governo sono sufficienti a coprire l’intera platea dei beneficiari».


«Se le risorse stanziate non fossero sufficienti – ritiene il Presidente Mazzanon è possibile che le stesse vengano assegnate ai primi arrivati».

Primo perché la norma di legge, a dispetto di quanto precisato nel sito dell’INPS (dove si legge che «l'INPS riconosce l'indennità in base all'ordine cronologico di presentazione delle domande»), nulla dice in tal senso.


Secondo perché non è pensabile che l’erogazione del bonus possa essere condizionata al funzionamento di un collegamento internet, al rischio che il server dell’INPS sia occupato (“Server is too busy”), alla necessità di mettersi davanti ad un monitor alle ore 24.00 del giorno X per premere un bottone («quando le uniche ore 24.00 che i cittadini di un paese civile dovrebbero attendere sono le 24.00 del 31 dicembre, per stappare lo spumante –rigorosamente trentino – con familiari ed amici»).

In un paese normale, la norma di legge, che prevede che l'INPS provveda al monitoraggio del rispetto dei limiti di spesa e comunichi i risultati di tale attività ai Ministeri competenti, dovrebbe essere interpretata precisando che se la somma degli importi richiesti dagli aventi diritto supererà le somme messe a disposizione, l’importo da erogare agli aventi diritto verrà proporzionalmente ridotto.

In un paese ancora più normale, gli stanziamenti verrebbero adeguati, per dare soddisfazione a tutti i richiedenti.

«Ma, evidentemente, non siamo in un paese normale, o stiamo tutti vivendo un brutto sogno».



22 visualizzazioni0 commenti
bottom of page